Introduzione
La zeolite è un minerale dotato di grandi capacità di assorbimento e scambio di ioni, grazie alla sua struttura porosa caratterizzata da cavità che possono trattenere acqua e altre molecole.
La parola zeolite (ζέω, “bollire” + λίθος, “pietra”) è stata coniata nel 1756 dal mineralogista Axel Fredrik Cronstedt (conosciuto anche per aver scoperto il nickel), il quale aveva notato che scaldare questa pietra ne liberava l’acqua intrappolata nelle cavità, causando un fenomeno simile al bollore che generava vapore acqueo.
Grazie alle sue proprietà chelanti, vari tipi di zeolite (sia in forma naturale che sintetica) sono utilizzati nell’industria petrolchimica, nell’agricoltura, nell’edilizia, nella zootecnia e nella gestione ambientale (ad esempio, nella rimozione di inquinanti tossici presenti nell’acqua, nel terreno o negli animali).
Fra i tanti tipi di zeolite presenti in natura, la più abbondante e studiata è la clinoptilolite, un eccellente agente disintossicante, antiossidante e antinfiammatorio che risulta ancora più efficace se attivata o doppiamente attivata grazie a processi di micronizzazione tribomeccanica.
Negli ultimi decenni, vari studi (soprattutto in vitro e sugli animali, ma a volte anche sugli umani) hanno mostrato l’efficacia della zeolite anche in ambito terapeutico.
Per quanto il suo funzionamento e la portata della sua efficacia siano ancora poco chiari, la zeolite è utilizzata come integratore in grado di assorbire e rimuovere varie sostanze nocive dal tratto gastrointestinale, tra cui metalli pesanti, nitrosammine, ammoniaca, micotossine, pesticidi e materiali radioattivi. Vari studi animali e clinici hanno mostrato, a seguito di questa disintossicazione, un rafforzamento della parete intestinale e un impatto positivo sul microbioma – il quale, a sua volta, permette di ipotizzare un’eventuale influenza positiva della zeolite sulla salute del cervello, e in particolare malattie croniche neurodegenerative come l’Alzheimer.
Proprietà disintossicanti e benessere intestinale
Le proprietà disintossicanti della zeolite sono dovute soprattutto alla sua capacità di scambiare i cationi (cioè ioni positivi) presenti nella sua struttura porosa con altre molecole compatibili presenti all’esterno, come quelle delle sostanze nocive già citate.
Questa capacità può essere potenziata tramite uno specifico trattamento di micronizzazione (cioè una riduzione in polveri molto sottili) chiamato PMA (Panaceo Micro Activation). In questo processo, la zeolite passa attraverso un set di lame parallele che, muovendosi alla velocità di 2500 km/h e generando due correnti d’aria contrapposte, aumenta la carica di superficie e la capacità di scambio cationico delle molecole di zeolite e ne migliora notevolmente le proprietà chelanti.
In ambito umano, alcuni studi hanno messo in risalto il ruolo della zeolite PMA nell’eliminazione di ammoniaca in eccesso nel corpo, che può verificarsi in casi di alimentazioni ricche di proteine, o patologie che portano a un’eccessiva fermentazione di proteine nell’intestino (sindrome dell’intestino irritabile o colite ulcerosa), ma anche in casi di funzionalità compromessa di fegato e reni.
In particolare, uno studio clinico è stato condotto somministrando zeolite PMA ad atleti specializzati in allenamenti di resistenza, i quali non di rado adottano alimentazioni ricche di proteine, fanno esercizio in eccesso e possono essere affetti da nausea, crampi addominali, vomito e altri sintomi di malessere gastrointestinale. Tutti questi fattori aumentano la quantità di ammoniaca rilasciata nell’intestino, la quale può compromettere la permeabilità intestinale e innescare una reazione infiammatoria. L’integrazione di zeolite PMA, in queste situazioni, ha mostrato un miglioramento della permeabilità intestinale, che può avere conseguenze benefiche anche sui livelli di infiammazione e sugli altri sintomi.
Possibili effetti sul cervello e sull’Alzheimer
Vari studi hanno identificato una possibile correlazione tra la salute del microbioma e l’integrità della parete intestinale da una parte, e le malattie croniche neurodegenerative dall’altra.
Le basi neurologiche e molecolari di questa correlazione, però, sono ancora tutte da confermare. Se davvero la salute del microbioma intestinale è connessa a quella del cervello, come molti studi suggeriscono, si può ipotizzare un’azione benefica indiretta della zeolite sul sistema nervoso centrale – o anche diretta, se le particelle sono abbastanza sottili da superare la barriera ematoencefalica. In questo caso, alcuni studiosi sospettano che la zeolite possa sfruttare le sue capacità chelanti per fungere da trasportatore di neurotrasmettitori, peptidi e antibiotici.
Il possibile effetto benefico della zeolite in questi casi è stato registrato da uno studio su topi in cui le proprietà antiossidanti della zeolite hanno ridotto lo stress ossidativo e la quantità di placche amiloidi tipiche dell’Alzheimer. Questo effetto è dovuto all’azione antiossidante della zeolite, che ha stimolato l’attività del superossido dismutasi e abbassato i livelli di β-amiloide nel cervello. L’efficacia della zeolite in quest’ambito, però, è lungi dall’essere dimostrata e deve ancora essere confermata da studi biochimici, preclinici e clinici. Dunque, per il momento, uno stile di vita sano, esercizio regolare e un’alimentazione ricca di fibre, frutta e verdura restano i migliori alleati nella prevenzione delle malattie croniche neurodegenerative.
Possibili effetti indesiderati
Date le potenti proprietà assorbenti della zeolite, è consigliabile assumerla almeno due ore dopo aver assunto farmaci di qualsiasi tipo, per evitare una possibile interferenza di assimilazione.
In teoria, per lo stesso motivo, la zeolite potrebbe ostacolare l’assorbimento di alcune sostanze nutritive, soprattutto minerali (per quanto, negli studi umani a disposizione, non si sono registrate alterazioni dell’equilibrio idrosalino).
Altri effetti indesiderati riportati sono mal di testa, nausea e nervosismo. È sconsigliato assumere zeolite in casi di insufficienza renale, stipsi, blocco intestinale, durante terapie farmacologiche, nei bambini, in gravidanza e durante l’allattamento. E in ogni caso, chiedere sempre al medico.
Conclusioni
Basandoci sui dati ottenuti dai modelli animali e dai pochi studi condotti su umani, si può speculare che gli effetti benefici della zeolite, in particolare se doppiamente attivata, sono dovuti ai suoi effetti disintossicanti, antinfiammatori e antiossidanti nell’intestino.
Nel caso in cui le promesse fossero soddisfatte da ulteriori studi clinici, la zeolite sarebbe da considerare un fattore importante nella purificazione dell’organismo, nel mantenimento dell’omeostasi della flora intestinale (con conseguenti benefici a livello di salute mentale) e nelle attività antiossidanti e antinfiammatorie dell’organismo.
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